Nel ricevere la risposta delle SSVV il 12/09 e nella mia tempestiva condivisione con i membri della Consulta e relativa discussione durante l’incontro del 13/09, abbiamo preso atto della poca considerazione con cui è stata accolta la nostra nota e delle modalità sbrigative con le quali ci è stato risposto. Era prevedibile vista la tardiva comunicazione della “bozza del piano aziendale” che forse “bozza” non era, ma versione sostanzialmente concordata, definitiva e noncurante dei contributi provenienti dalla cittadinanza e dalle organizzazioni sociali; questo perché molto spesso vissute come elementi di disturbo, piuttosto che parti in causa se non addirittura committenti primari del servizio sanitario pubblico.
Nonostante il perdurare di questa situazione, intendiamo continuare a denunciare ed evidenziare alle SSVV e in tutte le sedi in cui sarà possibile:
• l’insistenza con cui si organizzano i servizi sanitari pubblici in senso verticistico e non partecipato.
• Lo svuotamento delle funzioni di quegli organi che costituirebbero il giusto contrappeso partecipativo, realizzando una concreta collaborazione nel progettare e realizzare un servizio pubblico.
• L’attuazione di una politica della riduzione del danno che non affronta le problematiche esistenti.
Continuare a utilizzare l’emergenza, grave e indiscutibile, della carenza di risorse ha come scopo il perpetuare la gestione cristallizzata e monolitica di un potere gestionale che impedisce a tutti, utenti, familiari, operatori, cittadini, di pretendere la giusta risposta delle istituzioni.
Intendiamo rappresentare la drammatica situazione della Salute Mentale alla Regione Lazio e al Governo:
• la situazione difficile in cui versano i servizi, privi delle necessarie strutture, risorse e personale non più in grado di rispondere ad una domanda crescente di aiuto di fronte al malessere generalizzato;
• L’incapacità di offrire risposte di cura appropriate sia quantitativamente sia qualitativamente.
Oggi opportunisticamente si tenta di rispondere con una comunicazione fantasiosa, organizzativa e progettuale che utilizza le poche risorse previste in modo poco efficace, il tutto giustificato dalla pretesa politica di risolvere provvisoriamente o di nascondere i problemi drammatici su denunciati.
Siamo consapevoli, nello specifico, che il DSM della ASL Roma 1 è, nella città di Roma e nell’area metropolitana, il “meno peggio combinato” in termini di risorse e di strutture, forse il più importante per la rilevanza istituzionale del territorio che occupa. Per questa ragione avrebbe senso dare ad esso una svolta innovativa in senso istituzionale maggiormente partecipata. A tal fine si rende necessario rinnovare il regolamento del Dipartimento: Consulta e regole che ne
facilitino l’accesso, Comitato di Dipartimento con parere vincolante, indicazione della durata massima degli incarichi di dirigenza e della loro permanenza in un dato territorio, ecc…, al fine di evitare che si producano situazioni in cui gli utenti si trovino in condizioni di disparità contrattuale e invece si stabilisca un rapporto solido tra sanitari e cittadinanza per la difesa partecipata della salute della mente della popolazione.
Come Consulta dipartimentale abbiamo la responsabilità di ricordare alle SSVV che il legame esistente tra un servizio pubblico, ancorché aziendale, e la cittadinanza non è lo stesso che si instaura tra un’impresa e i propri potenziali clienti e chi ha la responsabilità politica e gestionale di un bene comune come la sanità pubblica, dovrebbe avere solo l’obiettivo di utilizzare questa occasione che gli viene concessa di produrre un piano aziendale che costruisca una sanità pubblica efficiente e democraticamente fruita e partecipata.
Cordiali saluti.
Enrico Ferraro
Presidente della Consulta DSM ASL Roma 1