Gentile Dott. Damilano,
Le scrivo dopo aver visto la puntata del suo programma televisivo Il cavallo e la torre del 29/11/2024, intitolata Specchi e focalizzata sulla salute mentale. L’impulso di scriverLe mi è venuto non solo perché ricopro la carica di Presidente della Consulta Dipartimentale per la Salute Mentale della ASL Roma 1 e rappresento quindi le associazioni di utenti, familiari e di volontariato coinvolte nella salute mentale in una parte del territorio di Roma, ma anche perché sento la forte esigenza di proporre un punto di vista diverso da quanto espresso a livello istituzionale e proporre una risposta alla situazione drammatica che Lei ha così ben fotografato con i numeri contenuti nel preambolo. Ho la fortuna, oltre ad avere un’esperienza più che decennale nell’ambito della salute mentale, di essere un insegnante da più di vent’anni e quindi di avere un punto di vista privilegiato verso quel futuro rappresentato da tutti gli adolescenti che incontro quotidianamente.
Io non penso che gli adolescenti siano in difficoltà perché ipnotizzati da smartphone divenuti dal 2013 a buon mercato, ma ritengo che soffrano della mancanza di risposte e di ascolto che una società fatta solo per adulti disagiati non sa più dare. I governi centrali e locali non sono stati in grado, nonostante il tempo trascorso dagli anni ’70 ad oggi e quindi un tempo enorme, di concepire spazi e contesti urbani che privilegino il sano sviluppo di bambini, adolescenti e giovani. La mancanza di politiche a tutela del benessere delle donne in gravidanza e delle donne con neonati, di politiche volte a valorizzare e proteggere i primi tre anni di vita di ogni bambina e bambino, periodo nel quale si sviluppa il pensiero e l’identità di un essere umano, lo strategico impoverimento delle risorse rivolte alla prevenzione del malessere in ambito sanitario e scolastico, hanno costruito città che ammalano anziché accogliere e un clima di anaffettivo disinteresse alle domande dei giovani, troppo spesso liquidate con superficialità.
Il tentativo di deresponsabilizzare i governi regionali, i direttori generali delle AASSLL e i direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale da quanto è sotto gli occhi di tutti è inaccettabile. Siamo da anni in presenza di una gestione sempre più verticalizzata della sanità pubblica e della salute mentale, con un progressivo svuotamento della partecipazione democratica della cittadinanza. All’impoverimento delle risorse finanziarie ed umane si è risposto per anni solo con iperboli organizzative, per cui si è in grado di sciorinare articolazioni complesse dei Dipartimenti di Salute Mentale e una pletora di progetti “innovativi” senza che questo significhi un aumento della capacità di andare incontro alle esigenze umane dell’utenza. Un’utenza che vive sempre più in un mondo a parte, in un manicomio invisibile non fatto di pareti ma di farmaci e percorsi da cui non si può deviare, con familiari che quando non riescono a rivitalizzarsi partecipando nelle associazioni, si sfiniscono tra la gestione dei loro cari e la pesantezza dello stigma sociale.
Io non penso che il Covid abbia determinato il picco di malessere riscontrato in seguito nei giovani. Il Covid e il conseguente lock-down, strumento di straordinaria importanza preventiva, ha sicuramente messo alla prova tutta la popolazione rispetto alla drammaticità di quel periodo, ma ha anche permesso il rallentamento dalla frenesia ansiosa alla quale eravamo abituati. La presenza dei social e della tecnologia ha permesso il mantenimento di una forma di socialità imprescindibile per i giovani, i quali hanno utilizzato le loro risorse per mantenere i contatti e trovato strade alternative di espressione. Tra docenti abbiamo anche riscontrato come in alcuni casi la DAD avesse favorito la partecipazione di studentesse e studenti con disturbi di apprendimento. Il malessere emergente post Covid può invece essere letto come una conseguenza della costrizione a vivere in un contesto ambientale che aveva già in sé una connotazione difficile, in termini di relazioni, affetti e fantasia, senza potersi allontanare per andare a scuola o per fare un giro con gli amici. D’altra parte abbiamo anche assistito ad un picco di violenze domestiche durante quegli anni, che sono la punta dell’iceberg delle violenze che troppo spesso caratterizzano le relazioni tra adulti e adulto-bambino.
Come coordinamento dei Presidenti delle Consulte Dipartimentali del Lazio stiamo definendo un documento che sottoporremo all’attenzione del Presidente Rocca per sbloccare lo stallo in cui ci troviamo da anni. Non si tratta solo di aumentare le risorse, è necessario un ripensamento dei Dipartimenti di Salute Mentale e un coinvolgimento maggiore della cittadinanza ai processi decisionali.
Infine volevo informarLa che nelle date del 6 e 7 dicembre si svolgerà la Conferenza Nazionale Autogestita per la Salute Mentale presso il Centro Congressi di Via dei Frentani 4, un’occasione per conoscere la realtà della salute mentale da un altro punto di vista.
Un saluto molto cordiale
Enrico Ferraro
Presidente di A.G.A.V.E. ODV
Presidente della Consulta dipartimentale per la Salute Mentale ASL Roma 1